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  • Tommaso Ceccon

15/04/2025 DANNI AMBIENTALI, SOLO LO 0,64% DELLE AZIENDE SI ASSICURA

Solo lo 0,64% delle aziende italiane è assicurato contro i danni alle risorse naturali. Lo rivela una statistica compilata da Pool Ambiente, consorzio di coriassicurazione nato nel 1979 dopo il disastro ambientale di Seveso.

 

I settori più assicurati. Lo studio, condotto sulla base della seconda rilevazione statistica Ania, evidenzia che il settore più assicurato è quello dei rifiuti, che vede il 21,16% delle aziende con una polizza attiva; il comparto guida la classifica anche grazie all’obbligo di legge, introdotto nel 1999 dal Veneto, che vincola le imprese a sottoscrivere una polizza e una fidejussione a favore della regione per i danni all’ambiente. Senza questo obbligo, la percentuale nazionale del settore rifiuti con una polizza di questo tipo scenderebbe al 13,61%.

In seconda posizione il comparto chimico (11,87%), seguito dal petrolifero (4,19%). In fondo alla classifica, carta, legno e stampa (0,64%), trasporti (0,57%), civile, commerciale e turismo (0,10%).

 

Primo il Veneto. La graduatoria per regioni vede in testa il Veneto (che risente dell'obbligo per il settore rifiuti) con l'1,85%, mentre al secondo posto c'è il Friuli-Venezia Giulia (1,02%).

Le altre regioni hanno una diffusione da zero virgola: la Liguria, terza, è allo 0,84% e precede Basilicata (0,78%) e Lombardia (0,74%). Il numero più basso di polizze in rapporto al numero di aziende attive è in Campania.

“La diffusione delle polizze assicurative per danni ambientali tra le imprese italiane è limitata da molteplici fattori, spesso interconnessi", ha commentato Tommaso Ceccon (nella foto), presidente di Pool Ambiente. "Un ostacolo significativo è rappresentato da pregiudizi e concezioni errate che persistono nel nostro paese tra aziende, intermediari assicurativi, media, consumatori e istituzioni. A eccezione della Regione Veneto, che impone obblighi nel settore dei rifiuti, in Italia non esistono altre normative di questo tipo. Inoltre, i vincoli previsti da regolamenti europei, come la direttiva sulle emissioni industriali, non trovano concreta applicazione nel nostro paese".

Non di rado, prosegue Ceccon, "accade che fallisca l’azienda responsabile, priva di una copertura assicurativa per i danni all’ambiente, e che la regione non riesca a sostenere le spese di bonifica: a rimetterci è l’intera comunità che deve aspettare anche svariati anni prima che siano stanziati fondi sufficienti dallo stato per bonificare la falda contaminata, il terreno e i corpi idrici inquinati, le specie e gli habitat compromessi. Non dimentichiamo che se non c’è la polizza incendio ci rimette l’azienda, se non c’è la polizza per i danni all’ambiente ci rimettiamo tutti. La nostra speranza è che nei prossimi anni aumenti notevolmente la diffusione delle polizze di responsabilità ambientale: sarebbe importante sviluppare un'azione coordinata, a livello nazionale ed europeo, per contribuire allo sviluppo di una cultura di questo rischio”. 

Promuovere "una cultura della responsabilità ambientale è e deve rappresentare una priorità per le imprese del nostro paese, considerando come eventi dannosi siano una seria minaccia per gli ecosistemi, con ricadute significative anche in termini economici e sociali”, aggiunge Flavio Sestilli, presidente dell'Aiba. 

“L’incorporazione dei criteri Esg nella valutazione del rischio, inoltre, diventerà sempre di più un fattore di competitività e di attrattività sul mercato”.