26/01/2018 WELFARE AZIENDALE, UN MERCATO POTENZIALE DA 21 MILIARDI DI EURO
Il welfare aziendale ha un valore potenziale pari a 21 miliardi di euro. E’ l’ammontare complessivo delle prestazioni e dei servizi se questi strumenti fossero garantiti a tutti i lavoratori del settore privato, un valore pari a quasi una mensilità di stipendio in più all’anno per lavoratore. È lo scenario che emerge dal Primo Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale che la società Eudaimon, specializzata in servizi di welfare aziendale, ha realizzato in partnership con Fondazione Censis e con il contributo di Credem, Edison e Michelin.
Una conoscenza ancora scarsa. Solo il 17,9% dei lavoratori italiani ha una conoscenza precisa di cos’è il welfare aziendale, il 58,5% lo conosce solo per grandi linee e il 23,6% non sa cos’è. Ne hanno una conoscenza minore i lavoratori con livelli più bassi di scolarità (il 47% di quelli con al più la licenza media non sa cos’è), quelli con redditi bassi (44,6%), i genitori single (40,3%), gli occupati con mansioni esecutive e manuali (36,7%), le lavoratrici (30,1%). Chi conosce meglio il welfare aziendale lo apprezza di più: favorevole è il 74,4% di chi lo conosce in modo preciso rispetto al 43,3% di chi non lo conosce..
Meglio le prestazioni di welfare degli aumenti retributivi. Di fronte alla possibilità di trasformare quote premiali della retribuzione in prestazioni di welfare, il 58,7% dei lavoratori si dice favorevole, il 23,5% è contrario e il 17,8% non ha un’opinione in merito. A essere più favorevoli sono i dirigenti e i quadri (73,6%), i lavoratori con figli piccoli (68,2%), i laureati (63,5%), quelli con redditi medio-alti (62,2%). Meno favorevoli sono gli operai, i lavoratori esecutivi e quelli con redditi bassi. Tra gli operai (41,3%) e gli impiegati (36,5%) sono più elevate le quote di lavoratori che preferiscono avere più soldi in busta paga invece che soluzioni di welfare. Il sostegno al welfare aziendale diminuisce al decrescere dei redditi dei lavoratori.
L’attuale normativa che premia il welfare aziendale dal punto di vista fiscale sta avendo il merito di far crescere il settore, ma nel medio periodo rischia l’effetto paradossale di favorire di più i lavoratori con redditi alti e non quelli con redditi più bassi e con maggiori fabbisogni sociali. Dovrebbe dare supporto a chi ha più bisogno, piuttosto che essere erogato come un premio in proporzione al reddito, altrimenti si limita a ri ettere le disugua- glianze senza alleviarle e nisce per non aiutare di più i lavoratori più bisognosi.
I servizi più richiesti. Tra le prestazioni di welfare aziendale maggiormente desiderate dai lavoratori ci sono quelle relative alla sanità (indicate dal 53,8% degli occupati), quelle relative alla previdenza integrativa (33,3%), poi i buoni pasto e la mensa aziendale (31,5%), il trasporto da casa al lavoro (ad esempio, l’abbonamento per i trasporti pubblici: 23,9%), buoni acquisto e convenzioni con negozi (21,3%), l’asilo nido, i centri vacanze, i rimborsi per le spese scolastiche dei gli (20,5%). Il 24,6% delle famiglie con gli minori preferirebbe ottenere prestazioni di welfare: asili nido, rimborsi per tasse scolastiche, campus e centri vacanze.
Il welfare aziendale migliora il clima nelle imprese. Il 47,7% dei lavoratori è favorevole al welfare aziendale perché è convinto che migliori il clima in azienda, il 16,8% perché fa aumentare la produttività dei lavoratori. L’effetto positivo sul clima aziendale è la ragione richiamata prevalentemente dai lavoratori che si dicono favorevoli, ma ancora una volta è più forte il consenso tra dirigenti e occupati con alti redditi rispetto a quello che riguarda operai e lavoratori con bassi redditi.