24/02/2016 LE CASSE PROFESSIONALI SOTTO LA LENTE DELLA COVIP
Al 31 dicembre 2014 le attività totali detenute dalle Casse previdenziali dei liberi professionisti ammontano, a valori di mercato, a 71,9 miliardi di euro, in aumento di 6,3 miliardi di euro rispetto alla fine del 2013 (pari al 9,6%). E' quanto emerge dalla fotografia della Covip, l'Autorità di vigilanza dei fondi pensione complementari che, sulla base di una legge del 2011, controlla anche gli investimenti delle risorse finanziarie e la composizione del patrimonio delle Casse professionali. Il documento, pubblicato sul sito Web della Covip, rappresenta una sintesi della relazione tecnica inviata ai Ministeri vigilanti (Lavoro ed Economia), rende noti i dati relativi alle risorse complessive del settore e alla ripartizione delle attività tra le diverse componenti mobiliari e immobiliari, la modalità di gestione delle attività e alcuni profili di rilievo relativi agli assetti regolamentari e organizzativi in materia d'investimenti (politica d'investimento e criteri di attuazione). Inoltre, fornisce alcune informazioni analitiche circa il quadro degli investimenti nel 'sistema Paese', anche in chiave comparativa rispetto ai Fondi pensione. La componente immobiliare. La componente real estate (considerando sia gli investimenti diretti sia quelli indiretti, effettuati tramite fondi immobiliari e partecipazioni in società immobiliari controllate dagli Enti), continua a costituire un elemento estremamente significativo nel complesso delle attività detenute, ancorchè in progressiva riduzione. Si attesta a 19,1 miliardi di euro, pari al 26,6% degli attivi complessivi, in diminuzione rispetto all'anno precedente di 3,2 punti percentuali. Gli immobili di proprietà degli Enti sono 8,8 miliardi e costituiscono il 12,2% delle attività totali, con una riduzione di 5,4 punti percentuali rispetto al 2013. Essi sono principalmente destinati a uso residenziale (46,4%) e uffici (28,2%). Completano il quadro, le partecipazioni in società immobiliari, pari a circa 512 milioni (0,7% del totale delle attività), in lieve calo rispetto all'anno precedente. Le obbligazioni. I titoli obbligazionari sono pari a 21,8 miliardi di euro e costituiscono la quota più rilevante delle attività totali (30,4%), in lieve incremento rispetto all'anno precedente (29,6%). I titoli di Stato e quelli emessi da organismi sovranazionali ammontano a 15,2 miliardi, il 21,2% delle attività totali. Di questi, il 68,3% è rappresentativo di emissioni della Repubblica italiana. Gli altri titoli di debito, per il 56,7% non quotati, ammontano a 6,6 miliardi, il 9,2% delle attività totali. Di questi, poco più dei due terzi fa riferimento a emittenti residenti nell'Unione europea e circa i tre quarti sono emessi da imprese finanziarie. La gran parte dei titoli di debito non quotati è costituita da obbligazioni strutturate, che ammontano a 3,2 miliardi, pari al 4,4% delle attività totali. Le azioni. I titoli di capitale sono 5,8 miliardi, l'8,1% delle attività totali, in aumento di 1,9 punti percentuali rispetto al 2013. Si tratta quasi interamente di titoli quotati (oltre il 95% del totale), mentre risulta del tutto marginale la presenza di titoli non quotati, complessivamente pari a 278 mln di euro. I titoli di capitale detenuti fanno riferimento per oltre la metà a imprese residenti nell'Unione europea e sono maggiormente concentrati sul settore finanziario (26,6%) e delle utilities (12%). Gli altri investimenti. Nelle attività complessivamente detenute dalle Cass, sono inoltre presenti liquidità (comprensiva anche dei crediti per operazioni di pronti contro termine e dei depositi bancari con scadenza non superiore a sei mesi, per 6,6 miliardi (9,2% delle attività totali), polizze assicurative per 415 milioni (0,6% delle attività totali) e altre attività per 6,4 miliardi (8,9% delle attività totali), di cui 4,9 rappresentativi di crediti di natura contributiva. Nell'ambito della gestione finanziaria, principalmente in quella indiretta attuata tramite intermediari specializzati, risulta presente anche l'utilizzo di strumenti finanziari derivati, rappresentati per la quasi totalità, da contratti forward per la compravendita a termine di valuta, finalizzata alla copertura del rischio di cambio connesso agli investimenti denominati in una valuta diversa dall'euro. Una mano al sistema Paese. Al 31 dicembre 2014 gli investimenti degli enti nel 'sistema Paese' superano quelli non domestici. I primi ammontano infatti a 32,9 miliardi, pari al 45,8% del totale complessivo delle attività, mentre i secondi si attestano a 25,6 miliardi, corrispondenti al 35,5% del totale complessivo delle attività. Nell'ambito degli investimenti domestici, le due componenti largamente prevalenti sono rappresentate da quelli immobiliari (pari al 25,8% delle attività) e da quelli in titoli di Stato (14,5% del totale). La situazione delle forme pensionistiche complementari si presenta invertita rispetto a quella degli Enti professionali. Nei fondi pensione, infatti, gli investimenti non domestici superano quelli nel 'sistema Paese': i primi ammontano a 58,1 miliardi, pari al 56,8% del totale complessivo delle attività, mentre i secondi si attestano a 35,4 miliardi, corrispondenti al 34,6% del totale complessivo delle attività. Occorrono strumenti alternativi. Con riferimento agli investimenti nel 'sistema Paese', tenendo conto della preponderante presenza in esso di piccole e medie imprese, la gamma degli strumenti finanziari disponibili per l'investimento in titoli d'imprese domestiche appare oggi ancora ristretta e non pienamente adeguata rispetto alle esigenze delle forme previdenziali. Oltre alla conformità alla normativa vigente, tali strumenti dovrebbero possedere idonei requisiti in termini, per esempio, di adeguata trasparenza, criteri e frequenza di valorizzazione dell'investimento, possibilità di smobilizzo, livello dei costi. A questo proposito, l'impulso impresso anche a livello normativo all'investimento nelle piccole e medie imprese tramite strumenti alternativi (minibonds, fondi di private equity, fondi di debito o credit funds e veicoli di cartolarizzazione) può stimolare un ruolo maggiore degli enti e delle forme complementari nel sostegno finanziario alle imprese italiane, ferma restando l'esigenza di assicurarne la coerenza con la finalità previdenziale.
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