17/03/2017 IMPATTO AMBIENTALE: UN RISCHIO DA GESTIRE IN CINQUE MOSSE
Cresce l’attenzione delle aziende europee nei confronti delle questioni ambientali, sulla scia delle normative sempre più stringenti e dell’aumento nel costo dei sinistri. Una recente analisi di Marsh ha evidenziato infatti un incremento nel numero di polizze ambientali sottoscritte dalle imprese europee. Tra le motivazioni del fenomeno, l’implementazione della Environmental Liability Directive (Eld), che allarga la definizione di danno ambientale e impone alle organizzazioni non solo attività di prevenzione, ma anche di ripristino della situazione originaria, nel caso di modificazioni ambientali.
“Allargandosi il campo delle responsabilità, si sono aperte nuove necessità di gestione del rischio e di copertura assicurativa”, commenta Alessandro De Felice (nella foto), Presidente di Anra, “sulla scia dei cambiamenti normativi le imprese stanno acquisendo consapevolezza e attenzione nei confronti delle implicazioni di una serie di decisioni in materia ambientale che non erano perseguibili in passato, ma che ora possono comportare conseguenze pesanti. La scelta più diffusa per trasferire il rischio sembra quella di dotarsi di una polizza master con una serie di coperture operanti a livello locale, dal momento che la normativa ambientale presenta significative differenze a seconda dei vari paesi. Si tratta anche per le imprese italiane di maturare una sensibilità, quella per la gestione dei rischi ambientali, che è diventata centrale per la competitività su scala globale come dimostrano casi anche eclatanti che si sono imposti all’attenzione mediatica”.
Risk management e impatto ambientale hanno determinato la nascita di un profilo specifico, quello del risk manager ambientale, che è sempre più richiesto, anche nelle imprese italiane, come mostrano i dati del rapporto GreenItaly 2016, realizzato da Unioncamere e Fondazione Symbola. Infatti, in Italia le assunzioni nell’ambito dei green jobs nel 2016 sono state pari al 12,9% del totale, a cui si affianca un 31,6% di figure in qualche modo collegate alla gestione dei beni ambientali. In termini assoluti, si tratta di 249.100 nuovi impiegati in Italia, che rappresentano il 44,5% della domanda di lavoro. La Lombardia è la regione che registra il più alto numero d’imprese eco-investitrici, circa 70.000, quasi un quinto del totale nazionale.
Anra, nell’ambito del programma di formazione Alp (Anra Learning Path) ha stilato 5 regole auree da osservare e seguire in un'ottica di gestione dei rischi ambientali:
1) sapere identificare le potenziali fonti inquinanti o, più in generale, le criticità ambientali;
2) mappare i processi e le strumentazioni utilizzate in azienda;
3) individuare le modalità di prevenzione e controllo dei rischi;
4) in base ai risultati delle analisi svolte vanno delineati gli scenari di vulnerabilità;
5) ricerca delle soluzioni per minimizzare l’impatto di un eventuale incidente ambientale.
“Nei percorsi di formazione che Anra sta sviluppando”, continua De Felice, “s’impone sia la parte relativa alla gestione del rischio di inquinamento ambientale, sia viene dato rilievo agli strumenti di trasferimento dei rischi, che proprio in presenza di eventi legati ai mutamenti climatici e dell’ambiente trova una sua concreta applicazione. Nei nostri corsi Alp, che abbiamo avviato da circa un anno, formiamo professionisti poliedrici, con competenze tecniche, normative, e anche comunicative, per saper coinvolgere nel processo gli altri ruoli aziendali indispensabili alla strutturazione di un framework efficace. In termini generali, va osservato che per svolgere il ruolo di risk manager rimangono fondamentali la formazione tecnica e le conoscenze approfondite dei prodotti disponibili nel panorama assicurativo, oltre a un continuo aggiornamento sugli aspetti normativi”. L’analisi di Marsh “Environmental Market Update: Increased Regulation and Awareness Drive Demand for Environmental Cover in Europe” è disponibile a questo link.