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  • L'assemblea Aiba

28/06/2018 DA AIBA, NUMERI E TREND DEL BROKERAGGIO ITALIANO

Fusioni e acquisizioni causano un calo di oltre il 3,5% del numero dei broker attivi. Mentre la categoria sta attendendo l'entrata in vigore della Idd, che trasformerà inevitabilmente il mestiere di intermediario. E mentre la Gdpr e il nuovo decreto Antiriciclaggio inseriscono altre modifiche (e complessità) al settore assicurativo. Intanto, il fenomeno della disintermediazione evidenzia tutte le sue potenzialità. Questi trend sono stati esaminati all'assemblea annuale di Aiba.

 

I numeri del mercato...

Nel corso del congresso, sono stati sciorinati i dati del mercato assicurativo nostrano e del comparto del brokeraggio. Partiamo dal primo: a fine 2017, l'Italia della polizza ha visto calare i suoi premi del 2,4%, a 130,9 miliardi di euro, contro i 134,2 dell'anno scorso. Nessuno stappa lo champagne, certo, ma un certo ottimismo è concesso; a fine 2016, infatti, il decremento era ben maggiore (-8,7%).

Ma da cosa dipende la diminuzione? Dai rami vita, che hanno registrato il calo della raccolta, scesa da 102,2 a 98,6 miliardi, a causa della forte riduzione della vendita di prodotti a contenuto finanziario.

Brindano (questa volta per davvero) i danni. Ma non tutti. Il comparto, infatti, cresce dell’1,2%, a 32,3 miliardi; tuttavia, per il sesto anno consecutivo, si riduce la componente Rc auto (-2%, a 13,2 miliardi) che oggi incide per il 40,8% sulla raccolta danni (42,2% nel 2016).

 

e dei broker

Passiamo alle aziende di brokeraggio: a fine 2017, le imprese iscritte al Rui (ditte individuali escluse) sono calate 3,7% per un totale di 1.634 società; in linea il dato delle persone fisiche (-3,9%, a 3.854), per un totale iscritti pari a 5.488. Se si tiene conto dei “non operativi” e delle persone fisiche con incarichi in società di brokeraggio, Aiba stima che siano 2.359 le società attive sul mercato italiano. In ogni caso, i dati degli ultimi dieci anni rivelano una crescita a due cifre di società (+73,8%) e persone fisiche (+33,2%).

Ma torniamo ai dati 2017: a fine anno, la quota di mercato dei broker, riferita alla raccolta delle compagnie, era stimata al 10,6% (11,5% nel 2016). Nei rami danni, il volume dei premi gestiti dai broker ha raggiunto circa 13,4 miliardi di euro, per una percentuale intermediata di mercato del 36,3%.

 

La Idd

La categoria sembra, dunque, in salute. Ma le sfide presenti e future sono molto impegnative. A cominciare dalla Idd, che entrerà in vigore il prossimo ottobre. E che avrà un effetto dirompente sull'intermediazione. “Al momento è difficile capire quale potrà essere l’impatto sulla categoria”, ha affermato Luca Franzi de Luca, presidente di Aiba, “a causa della complessa normativa di secondo livello ancora al vaglio dell’autorità di vigilanza e del Mise. La Idd nasce per aumentare la tutela del consumatore. Obiettivo condivisibile, a patto di non creare inutili aggravi alle aziende dal punto di vista burocratico. Un'eccessiva esigenza di natura formale e burocratica va infatti a sottrarre tempo all’attività consulenziale del broker, cioè il valore primario che caratterizza da sempre la professione. Più di una preoccupazione destano il pesante impianto sanzionatorio e la figura dell’intermediario accessorio, in ragione di una platea di operatori che cresce a dismisura, generando un eccesso di offerta che crea confusione e, allo stesso tempo, fornisce ai broker l’opportunità di intermediare la disintermediazione”.

 

Cyber risk

Il secondo punto su cui Franzi si è soffermato davanti alla platea dell'Aiba sono i nuovi ambiti di intervento del mondo assicurativo. Il welfare, ambito a cui i privati sono molto interessati a causa degli stretti vincoli alla spesa pubblica. E il rischio cyber, il più moderno e, probabilmente, il più difficile da quotare. Spesso, ha ricordato Franzi, questo rischio è circoscritto alla tutela dei dati. Mentre riguarda tutti i processi gestiti dai software, sempre più presenti in azienda. “Il mercato assicurativo”, ha ricordato Franzi, “sta gradualmente inserendo delle limitazioni nelle coperture assicurative tradizionali property & casualty che escludono le lesioni e i danni causati dal malfunzionamento, doloso o meno, dei software a governo dei processi. Ciò significa che il livello di scopertura cresce parallelamente al processo di digitalizzazione dell’azienda. Non basta sottoscrivere una polizza cyber per risolvere il problema, in quanto nella maggioranza dei casi si tratta di prodotti che escludono proprio i danni riconducibili alle coperture property & casualty. Il nostro obiettivo è quello di avviare un dialogo tra le parti per colmare questo evidente gap che potrebbe avere ripercussioni incalcolabili sul patrimonio produttivo, con impatti consistenti anche sui livelli occupazionali del nostro paese”.

Enrico Levaggi

http://www.aiba.it