27/03/2015 AIBA DENUNCIA GLI ELEVATI COSTI DI REGOLAMENTAZIONE
'Gli elevati costi di compliance (prodotti dalla regolamentazione e sostenuti dai soggetti vigilati) e di reporting verso le autorità, sempre più complessi e onerosi, rappresentano uno dei principali ostacoli allo sviluppo dell'attività degli intermediari professionali, broker e agenti di assicurazioni', afferma Carlo Marietti Andreani, Presidente di Aiba (Associazione italiana brokers di assicurazioni e riassicurazioni). Nel corso del convegno Il futuro del Broker, il Broker del futuro', che si è svolto ieri a Roma, il Presidente di Aiba ha sottolineato come l'elevata competitività e le forti pressioni per fusioni e acquisizioni, abbiano notevolmente concentrato il settore assicurativo, in maniera simile a quanto avvenuto nel comparto bancario. 'Tuttavia il settore dell'intermediazione assicurativa, e in particolare quello del brokeraggio continua a presentarsi altamente frammentato', sostiene Marietti, 'composto in larga prevalenza da operatori di piccole dimensioni, e con caratteristiche di professionalità e spiccata vicinanza al tessuto imprenditoriale locale. In questo contesto, gli aspetti normativi e regolamentari possono incidere sulla configurazione dell'intermediazione in quanto, anche indirettamente, potrebbero agevolare una particolare tipologia di operatori a discapito di altre, con evidenti conseguenze sugli aspetti dimensionali degli operatori per effetto dell'aggravio dei costi di compliance'.Il costo dei regimi normativi in Europa.Secondo una recente ricerca internazionale, sono i broker del Regno Unito a dover sostenere i più elevati costi diretti da regolamentazione (0,98% del totale di commissioni e fees). Seguono gli intermediari di Lussemburgo (0,47%), Finlandia (0,27%), Olanda (0,26%), Irlanda (0,22%), Portogallo (0,07%), Svizzera e Italia (0,03%), Francia (0,02%) e Germania (0%). Per quanto attiene l'Italia, tuttavia, il dato è sottostimato perchè non tiene conto dei costi relativi alla copertura di rc professionale obbligatoria nonchè ai costi di contribuzione al fondo di garanzia dei mediatori. 'Nel caso di un broker con un giro d'affari di 5 milioni di euro', aggiunge Marietti, 'avremmo 1.500 euro di costi fissi e diretti di compliance, cui si aggiungono circa 5mila euro tra copertura di rc professionale obbligatoria e contributo al Fondo di garanzia dei mediatori, per un totale di 6.500 euro. La percentuale dei costi diretti dunque sale a oltre l'1%: un peso difficilmente sostenibile soprattutto per i piccoli broker, già sotto pressione per il continuo calo di redditività. È quindi perlomeno auspicabile un riequilibrio tra costi della regolamentazione e norme per la tutela dei consumatori'.L'intermediazione assicurativa tra nuove regole di compliance. Secondo lo studio commissionato al Centro studi Casmef dell'Università Luiss di Roma, e presentato in anteprima nel corso del convegno nazionale di Aiba, gli intermediari professionali (agenti e broker) concorrono per una parte rilevante al valore aggiunto creato dal mercato assicurativo. In termini di Pil il contributo degli intermediari britannici è pari all'1,07%; i francesi incidono per l'1%, mentre l'apporto degli intermediari olandesi e italiani è pari allo 0,90% del Prodotto interno lordo, un valore superiore alla media europea pari allo 0,80%. Le operazioni di fusione e acquisizione di compagnie hanno portato alla ristrutturazione delle reti distributive, mentre il crescente livello di professionalizzazione richiesto, ha determinato l'uscita dal mercato d'intermediari di minori dimensioni o poco professionali. 'Le concentrazioni aziendali delle compagnie hanno certamente ridimensionato in Italia i termini numerici delle agenzie', sostiene Marietti, 'tuttavia non ne hanno modificato il potere di penetrazione sul mercato danni'. La nuova regolamentazione europea dell'intermediazione.'Il mondo assicurativo è alla vigilia di un altro passaggio delicato', sottolinea Marietti, 'i cambiamenti in via di definizione caratterizzeranno lo scenario dei prossimi cinque anni: la nuova disciplina Imd2 (Seconda direttiva europea sull'intermediazione)e il progressivo avvicinamento delle disposizioni comunitarie in materia di intermediazione finanziaria e assicurativa, i cambiamenti domestici in atto sugli assetti di vigilanza del nostro comparto, caratterizzati da assoluta originalità visto che non vi sono esperienze simili nel resto del mondo, ma anche la puntuale e pervasiva regolamentazione in capo agli intermediari che deriva dalla produzione regolamentare di Ivass'. La direttiva è entrata nella fase finale che prevede il Trilogo (discussione tra Commissione, Consiglio e Parlamento dell'Ue) che darà vita alla versione definitiva.Imd2: i nuovi driver della professione. Lo studio L'intermediazione assicurativa tra nuove regole e compliance presentato da Aiba sottolinea come le evoluzioni normative e l'innovazione tecnologica siano i fattori determinanti per lo sviluppo di modelli distributivi altamente diversificati, tali da indurre una profonda revisione dei processi d'intermediazione. I siti Internet e gli aggregatori hanno abbattuto i costi di ricerca, senza cancellare le criticità (conflitto d'interesse, efficacia del modello di comparazione, trasparenza). Il loro contributo si esaurisce nella comparazione di prezzo, ma è l'analisi dei fattori diversi dal prezzo (caratteristiche delle coperture quali massimali, franchigie, rivalse, esclusioni, ...) che crea valore per il cliente.
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