13/10/2016 ANCMA: L'INDENNIZZO DIRETTO PENALIZZA LE DUE RUOTE
Cinquantasei milioni di euro di costi aggiuntivi, che vengono automaticamente ribaltati sui clienti finali: questo è l’onere finanziario che, nell’ultimo biennio, è gravato sulle compagnie di assicurazione, per effetto del risarcimento diretto: in base al meccanismo, in vigore dal 2007, conducente che subisce un incidente non viene più risarcito dalla compagnia del responsabile, bensì dalla propria. Partendo da queste premesse, Confindustria Ancma (Associazione nazionale ciclo motociclo e accessori) ha commissionato all’Università Luiss Guido Carli di Roma un approfondimento scientifico dell’indennizzo diretto, con l’obiettivo di verificarne gli effetti distorsivi sulle polizze di ciclomotori e motocicli. Lo studio – il primo nel suo genere mai realizzato in Italia – si è basato, tra l’altro, sui dati forniti in esclusiva dalla Consap (Concessionaria dei servizi assicurativi pubblici) e si è avvalso di un modello matematico originale, appositamente sviluppato dalla LUISS.
La ricerca: due ruote penalizzate. L’indennizzo diretto – che nel suo complesso ha prodotto effetti positivi sulle tariffe e i tempi del risarcimento – produce evidenti effetti distorsivi quando l’incidente coinvolge veicoli appartenenti a categorie differenti. Dal momento che, nella maggior parte dei casi, gli incidenti motociclistici coinvolgono veicoli appartenenti ad altra categoria (prevalentemente autovetture), il settore delle due ruote risulta penalizzato, con un conseguente aumento delle tariffe rc auto. In base ai Consap, nell’ultimo biennio gli incidenti che hanno coinvolto veicoli a due ruote sono costati alle compagnie 56 milioni di euro in più rispetto ai costi che avrebbero generato in assenza del sistema del risarcimento diretto. Quest’ultimo è un sistema iniquo perché riversa sui motociclisti i costi generati dagli assicurati di altre categorie. Il solo modo per annullare alla radice l’effetto distorsivo sopra descritto è quello di eliminare o riformare il meccanismo dei forfait, oppure, più radicalmente, eliminare l’intero sistema del risarcimento diretto
In Italia il costo di una polizza è in media superiore dell’86% rispetto alle tariffe dei principali paesi europei e corrisponde al 56% del costo di gestione del veicolo; incide, in media, fino al 50% del prezzo di acquisto di uno scooter; ancora molto seria, inoltre, è la segmentazione geografica: assicurare un motociclo in Campania costa tre volte di più rispetto al Friuli Venezia Giulia.
“Chiediamo al Governo d’intervenire tempestivamente sul risarcimento diretto”, dichiara il Presidente di Confindustria Anncma, Corrado Capelli (nella foto), “attraverso una modifica normativa, che consentirebbe di eliminare alla radice un sistema iniquo, che aggrava la già delicata situazione dei costi assicurativi, principale barriera all’acquisto dei veicoli prodotti dalle nostre aziende. La ripresa del settore è ancora fragile, ed è necessario sostenerla attraverso iniziative che tutelino gli utilizzatori e incoraggino i potenziali acquirenti”. “Recentemente si nota una diminuzione del prezzo delle polizze per motocicli e ciclomotori”, commenta Gennaro Olivieri, professore emerito dell’Università Luiss e coordinatore della ricerca, “ma questo è dovuto alla diminuzione dei prezzi dell’intero comparto della rc auto; rimane, quindi, il problema messo in evidenza dalla ricerca”.
“Lo studio commissionato da Ancma all’università Luiss rappresenta un validissimo strumento di lavoro e riflessione per l’intergruppo parlamentare”, osserva Vincenzo Garofalo, Presidente del gruppo interparlamentare degli amici delle due ruote e vice-presidente della Commissione trasporti della Camera, “è necessario intervenire per correggere un sistema che ha mostrato le sue pecche e si traduce in una penalizzazione per gli utenti che, legittimamente, lamentano costi troppo elevati per le polizze. Bisogna intervenire per rendere più omogenei i prezzi delle assicurazioni perché la segmentazione geografica penalizza gli utenti in modo inaccettabile; i costi sostenuti, infine, devono essere rimodulati in chiave europea se vogliamo che il settore non subisca penalizzazioni”.