09/06/2015 COFACE, PRESENTATO LO STUDIO RISCHIO PAESE 2015
La stima della crescita mondiale per il 2015 è del 3,1%, dopo il +2,8% dello scorso anno, un lieve miglioramento è atteso sia nei paesi avanzati (2,1%, da 1,7% del 2014) sia in quelli emergenti (4,3%, da 4,2%); mentre l'Italia conserva un livello di rischio B per il terzo anno consecutivo (era A4 nel 2012). Sono alcuni dei numerosi dati resi noti nel corso della conferenza Rischio Paese 2015, organizzata nei giorni scorsi a Milano da Coface in collaborazione con Il Sole 24 Ore. Lo studio realizzato da Coface misura il livello medio di rischio di mancato pagamento da parte delle imprese in 160 paesi nell'ambito delle loro transazioni commerciali a breve termine; non riguarda il debito sovrano, cioè quello degli Stati. Per determinarla il gruppo francese combina, per ciascun paese, le prospettive economiche, politiche e finanziarie, le esperienze di pagamento della stessa Coface e il contesto imprenditoriale. Le valutazioni si collocano su una scala di sette livelli: A1, A2, A3, A4, B, C, D e possono essere corredati da sorveglianza. Alla conferenza hanno partecipato Ernesto De Martinis, country manager Coface Italia; Julien Marcilly, chief economist Coface; Andrea Paliani, managing director advisory services Mediterranean Region di Ernst & Young; Vincent Castel, chief country economist for North Africa di African Development Bank; Pier Luigi d'Agata, direttore generale Confindustria Assafrica & Mediterraneo; Antonio Marchitelli, region manager Mediterraneo e Africa di Coface; Carlo Marini, executive vice-president global head of group clients internationalization UniCredit.Negli Usa domanda interna solida. "Negli Stati Uniti, la forte crescita, pari al 2,9% nel 2015, si fonda su una domanda interna solida e un effettivo rilancio dell'industria come l'auto", ha spiegato De Martinis, di Coface Italia, "le imprese beneficiano di un contenimento dei costi sotto vari aspetti: ribasso dei costi dell'energia, connesso allo sviluppo di shale gas e calo dei corsi del greggio, ma anche aumento contenuto dei salari. La metallurgia resta il solo settore il cui rischio è considerato elevato, chimica, tessile, trasporti e auto rientrano nei rischi moderati".Progresso lento in Europa. Il miglioramento è più lento in Europa, ma è percepibile: nell'area Euro la crescita nel 2015 dovrebbe attestarsi all'1,2% (+0,8% nel 2014). Dopo la recente riclassificazione positiva delle valutazioni di Spagna (A4), Germania (A1) e Austria (A1), la compagnia francese annuncia un nuovo miglioramento: la valutazione B del Portogallo è ora sotto sorveglianza positiva. "Anche per Francia (A3) e Italia (B) si dovrebbe assistere a un miglioramento della situazione finanziaria delle imprese", aggiunge De Martinis, "Coface preannuncia un aumento dei margini al 31,1% a fine 2015, ossia lo stesso livello del 2009 grazie anche al calo dei prezzi del petrolio". Le imprese, tuttavia, resteranno caute riguardo agli investimenti a causa della bassa inflazione e dei crescenti rischi politici nell'area Euro.Crisi tradizionali dei paesi emergenti. Pur se la loro crescita resta complessivamente forte, i paesi emergenti risentono del ritorno di crisi tradizionali, con fughe di capitali e tensioni ricorrenti sui loro tassi di cambio. Lo dimostra la volatilità delle valute, dal 2009, di sei paesi: Brasile, India, Indonesia, Turchia, Sudafrica e Russia. La concomitanza del rallentamento economico, dell'aumento del debito privato e di continui deprezzamenti ha portato Coface a rivedere al ribasso diverse valutazioni paese. Le più recenti sono il declassamento a B della Turchia (+3,5% nel 2015) e a C della Russia (-3%). Mentre due paesi dell'America Latina nel 2014 sono stati esposti a rischi di liquidità esterna: Venezuela (D) e Argentina (C); in entrambi i casi, la Cina ha svolto il ruolo di "fornitore di liquidità" di ultima istanza. Alcuni paesi emergenti, però, registrano un'evoluzione favorevole: il Vietnam, la cui valutazione C è ora sotto sorveglianza positiva, ha saputo stabilizzare il tasso di cambio, elevare gli standard e attirare investimenti dall'estero, soprattutto coreani. Inoltre, sale di un livello, a B, la valutazione dello Sri Lanka.Cina sotto sorveglianza negativa. Per Coface le imprese cinesi sono entrate in zona pericolo: da qui la decisione di porre sotto sorveglianza negativa la valutazione paese A3 del gigante orientale, con una stima di crescita nel 2015 del 7%. Il debito privato di Pechino ha raggiunto un livello pari al 200% del Pil e il credito bancario continua ad aumentare più velocemente del Prodotto interno lordo. A ciò si aggiungono i finanziamenti provenienti dallo shadow banking.Rischi e opportunità in Africa. La conferenza è stata anche un'occasione per considerare rischi e nuovi scenari di sviluppo per le imprese italiane in Africa, tema della tavola rotonda, a cui hanno partecipato Castel, d'Agata, Marchitelli e Marini. 'Il livello di attrattività di alcuni paesi dell'Africa sub Sahariana sta crescendo', hanno osservato i relatori., 'in particolare in Kenia, Nigeria, Mozambico, Guinea Equatoriale, Angola. Oggi il 5% degli investimenti mondiali va in Africa. 'Abbiamo nuove opportunità, ma l'investimento nel continente richiede attenzione', osserva Marchitelli di Coface, 'ci sono realtà estremamente diversificate'. 'In Africa abbiamo una classe media che sta crescendo e una popolazione mediamente giovane', afferma Castel, 'i settori più promettenti sono: servizi, energia, comunicazioni, prodotti digitali, agricoltura'. Mentre Marini di UniCredit afferma: 'Le imprese possono entrare oggi per attendersi benefici tra cinque-sei anni, a patto di conoscere bene anche i possibili rischi'. 'Noi proponiamo la joint venture in una prima fase e, solo successivamente, l'investimento diretto in Africa', spiega d'Agata.Fatturato Coface 2014 a +1,6%. Nel 2014 Coface ha registrato un fatturato consolidato di 1, 4401 miliardi di euro (+1,6% sul 2013, stabile a perimetro e tassi di cambio correnti), in linea con gli obiettivi stabiliti dal gruppo a giugno 2014, al momento del suo ingresso in Borsa. Il gruppo conta 4.400 dipendenti di settanta nazionalità che assicurano le vendite realizzate da 40mila aziende clienti.
di Antonio Barbangelo
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