20/02/2023 MAGGI: "RILANCIARE I FONDI NEGOZIALI CON UNA REVISIONE FISCALE"
I fondi pensione negoziali hanno chiuso il 2022 con una crescita delle adesioni pari al 10,1%, per un totale di 3,806 milioni. Lo ha sottolineato Giovanni Maggi (nella foto), presidente di Assofondipensione, nel corso dell'assemblea dell'organismo che riunisce 32 strumenti previdenziali, svoltasi giovedì scorso a Roma.
In questo trend, ha proseguito Maggi, c'è però un grande assente: la fascia degli under 34, che conoscono poco la previdenza complementare e il cui tasso di adesione ai fondi è minimo. Del tutto opposta la situazione degli over 54, che hanno fatto registrare il maggior incremento, e i lavoratori di mezza età (34-54), che rappresenta la concentrazione maggiore di aderenti.
Molte anche le differenze territoriali, con il nord tra il 35% e il 40% degli aderenti e versamenti contributivi anche doppi rispetto a gran parte delle regioni del Mezzogiorno.
Rendimenti in calo. Se le adesioni sono aumentate, non ci sono novità positive sul fronte dei rendimenti, in calo a causa della guerra russo-ucraina e della crisi energetica. Si tratta però, almeno secondo Maggi, di un evento eccezionale, “che non può considerarsi indicativo, anche perché il sistema a capitalizzazione va valutato in un orizzonte di lungo periodo e grazie alla diversificazione del rischio riesce a fare meglio fronte agli scenari e agli shock di diversa natura che possono realizzarsi nel tempo”.
La ripartizione. Dal punto di vista della ripartizione, Maggi ha snocciolato i dati Covip allo scorso 31 dicembre, che hanno visto il 53% degli investimenti dei fondi pensione in obbligazioni e altri titoli; il 16,8% di questi era in debito pubblico italiano – e in generale il 22,7% del patrimonio nell'economia del paese, pari a 40 miliardi di euro. I titoli di stato rappresentano 29,6 miliardi di euro, mentre quelli in azioni italiane sono marginali, anche per la capitalizzazione limitata di Piazza Affari.
“Fermo restando l’obiettivo principale di garantire la pensione integrativa", ha detto Maggi, "sarebbe importante stimolare gli investitori previdenziali a orientarsi verso investimenti produttivi di lungo termine, favorendo in questo modo la crescita del sistema imprenditoriale italiano”.
Revisione fiscale. Tra gli interventi consigliati da Maggi per incrementare il tasso di adesione, “una massiccia campagna informativa dedicata", anche per "non lasciare che il Tfr inoptato delle aziende con organico superiore ai 50 dipendenti confluisca nel Fondo Tesoreria Inps (parliamo di circa 5 miliardi l’anno)”.
Proposta anche “una revisione della disciplina fiscale del secondo pilastro, attraverso la riduzione del prelievo sostitutivo sui rendimenti degli investimenti nei fondi pensione (attualmente del 20%) e il superamento del criterio del pro-rata nella tassazione delle prestazioni (come già avvenuto per la Rendita integrativa temporanea anticipata)”.
Maggi chiede anche di abbandonare la tassazione dei rendimenti sul “maturato” in favore del criterio del "realizzato”, e di incrementare il limite di deducibilità di 5.164 euro, almeno per i redditi più alti e per chi versa contributi anche per un soggetto fiscalmente a carico.
Maggi ha suggerito l'idea di allineare la tassazione italiana della previdenza al modello europeo Eet, che prevede l’esenzione dei contributi versati e dei rendimenti conseguiti dal fondo durante la fase di accumulo e l'imposizione fiscale della prestazione erogata. “Servono anche strumenti idonei a sostenere l'equilibrio finanziario delle piccole imprese che conferiscono il Tfr dei propri dipendenti alla previdenza complementare", ha aggiunto, "consentendo loro un accesso al credito agevolato per compensare la perdita di liquidità riferita al trattamento di fine rapporto versato ai fondi pensione”.
Secondo Maggi, inoltre, occorrerebbe introdurre più meccanismi di incentivo fiscale agli investimenti rispetto alle leggi di bilancio 2017 e 2018. “Per non sprecare occasioni e risorse preziose in questo momento storico", ha affermato, "è arrivato il momento che l’agenda politica del nuovo governo promuova con convinzione una tassazione agevolata e più competitiva sugli investimenti”.
Enrico Levaggi