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  • Marco Vecchietti, Amministratore delegato di Rbm assicurazione salute

30/11/2018 LE PROPOSTE DI RBM SALUTE PER RILANCIARE LA SANITÀ INTEGRATIVA

“Sono molteplici le sfide che dovrà affrontare il Sistema sanitario del nostro paese: l’insorgere di nuovi bisogni di cura, l’aumento della vita media, l’introduzione di farmaci e tecnologie sempre più complessi e, quindi, sempre più onerosi, per citarne alcune. Per ristabilire equità e universalismo è fondamentale stabilire un’alleanza vera tra la Sanità Pubblica, il settore assicurativo ed i Fondi Sanitari Integrativi”. Sono le parole di Marco Vecchietti (nella foto), Amministratore delegato e Direttore generale di Rbm Assicurazione Salute, a commento del dibattito tenutosi presso il Forum Risk Management di Firenze.

“Nel nostro Paese già oggi i cittadini sono assistiti mediante un sistema sanitario “misto” che vede una compresenza funzionale di pubblico e privato”, ha spiegato Vecchietti, “di conseguenza l’affiancamento al Servizio sanitario nazionale di un secondo pilastro privato istituzionale non costituirebbe affatto un elemento inconciliabile. Del resto bisogna considerare che, in termini di finanziamento, ciascun cittadino aggiunge ai 1.883,79 euro di tasse che versa per finanziare il Ssn ulteriori 654,89 euro al momento dell’accesso alle cure. Al netto della quota assicurata dalle forme sanitarie integrative, si tratta di 34 miliardi di euro di finanziamento aggiuntivo pagati annualmente dalle famiglie di quei cittadini che presentano patologie più gravi o di maggiore durata come cronicità e non autosufficienza. Diversamente da quello che si potrebbe pensare, questa dinamica è assolutamente trasversale a livello territoriale”.

“Il secondo pilastro sanitario”, prosegue il numero uno di Rbm Assicurazione Salute,  “viene sovente additato come sistema che attraverso la sua fiscalità agevolata sottrarrebbe all’Erario risorse che potrebbero essere in modo più proficuo impiegate per finanziarie il Fondo sanitario nazionale, ingenerando iniquità tra cittadini che possono beneficiarne e cittadini che ne sono ancora privi. Chi è di questo avviso non tiene conto di due importanti circostanze. La prima è che l’attuale sistema delle detrazioni fiscali per le spese sanitarie, esteso “sulla carta” a tutti i cittadini, risulta decisamente costoso e, nella pratica finisce per agevolare esclusivamente i cittadini del Nord e quelli a reddito medio elevato, oltre i 60mila euro di reddito annuo. La seconda è che i benefici fiscali del secondo pilastro sono alternativi a quelli delle detrazioni per spese sanitarie, quindi in termini di risorse non aggiungono costi per lo Stato, dal momento che se il cittadino non ottenesse un rimborso dalla propria polizza o dal proprio fondo porterebbe in detrazione tali spese dalla sua dichiarazione dei redditi. Peraltro non bisogna dimenticare, che la diffusione di Polizze e Fondi Sanitari finisce inevitabilmente per garantire una significativa emersione di gettito aggiuntivo dal momento che l’assicurato, per poter ottenere il risarcimento, deve necessariamente produrre la relativa documentazione di spesa”.

 “Credo sia giunto il momento di fare i conti”, conclude Vecchietti, “se l'obiettivo è davvero quello dell'equità e non quello della difesa di rendite di posizione, economiche e/o ideologiche, bisognerebbe pensare a come attuare un secondo pilastro sanitario, anch'esso universale, piuttosto che continuare a cercare motivazioni strumentali per tentare di smontare una tutela che, per chi già la possiede, garantisce annualmente in media una riduzione di circa due terzi della spesa sanitaria privata”.

www.rbmsalute.it