19/09/2017 RICERCA ANRA, DONNE PENALIZZATE ANCHE FRA I RISK MANAGER
Il 28% dei risk manager delle più importanti aziende italiane afferma che all’interno della propria azienda non tutti si sentono a proprio agio con le donne in posizioni manageriali e il 38% riconosce l’esistenza di una disparità di trattamento ai fini della carriera professionale tra uomini e donne con figli. Questo è quanto rivela la recente ricerca di Anra sulla Gender diversity nella gestione delle attività tipiche del risk manager: è stata presentata al convegno annuale dell'Associazione che si è aperto ieri a Milano a palazzo Lombarida (nella foto).
“Anra è da sempre convinta del valore aggiunto che deriva dalla diversità, non solo di genere ma anche culturale e religiosa”, commenta Alessandro De Felice, Presidente di Anra e Chief Risk Officer in Prysmian group, “il nostro obiettivo è d’individuare i casi di successo e trasferire conoscenze e competenze già consolidate in passato affinché ogni singola azienda possa interrogarsi sul tema della gestione della Gender diversity, alla luce dell’evidenza che nella maggior parte dei casi ancora oggi la posizione dirigenziale è concepita come tipicamente maschile, mentre il Back-office rimane femminile. Se da una parte il settore assicurativo ha fortemente beneficiato dell’impatto delle nuove tecnologie, è anche vero che tuttora soffre di una certa arretratezza nei processi di sottoscrizione del rischio e gestione delle polizze: sia a livello manageriale che tra i broker, l’assicuratore è ancora una figura occupata prevalentemente da uomini”.
Dal campione d’intervistati, composto per il 63% da rispondenti di sesso maschile con età superiore ai 45 anni e per il 37% da rispondenti di sesso femminile, emerge che il 70% della popolazione femminile si distribuisce su un inquadramento contrattuale medio-basso (impiegato 38%, quadro 32%), mentre il 51% della popolazione maschile si posiziona principalmente su livelli dirigenziali (24%) e di libero professionista (27%). Il 14% dei partecipanti riconosce l’esistenza di pregiudizi di genere all’interno del proprio team di Risk management, ma la percentuale raddoppia al 28% considerando l’azienda nel suo complesso.
L’indagine conferma il pensiero comune dei soci Anra secondo cui la diversità, intesa come presenza congiunta di donne e uomini in un team di Risk management, sia un valore per l’azienda favorendo da un lato il confronto professionale su aspetti diversi con cappelli diversi (73%) per una migliore focalizzazione al raggiungimento dei risultati (38%), dall’altro la coesione del team (41%), valorizzando il contributo di ciascun membro membro (61%).
“Anra ha modificato di recente il proprio Statuto circa la composizione del Consiglio direttivo, che per almeno un terzo deve oggi essere costituito dal genere meno rappresentato”, dichiara Claudia Costa, Vice-presidente di Anra, Corporate insurance manager e Senior legal counsel del gruppo De Longhi, “ma il processo di cambiamento è ancora all’inizio ed è necessario agire in prima istanza nei confronti delle aziende, incoraggiando politiche in grado di incidere - a prescindere dal genere - sul bilanciamento tra lavoro e tempo libero. In secondo luogo è urgente un cambiamento a più ampio respiro nell’inquadramento culturale della donna”.