09/09/2021 ORIA, DALL'AIBA CRITICHE A 360 GRADI
Dopo Anapa, anche Aiba comunica le sue osservazioni sull'Oria. Ed esprime la sua contrarietà alla formazione di un organismo ad hoc alternativo al sistema attuale che, secondo l'associazione dei broker, rischia di aumentare i costi senza dare più efficienza.
Anche perché un ente responsabile della tenuta del Rui ma non della vigilanza (che resta di responsabilità dell'Ivass) potrebbe generare, secondo l'Aiba, “incertezze regolamentari e di costi", con due authority che giocherebbero nello stesso campo, rischiando di pestarsi i piedi,
E c'è di più: il mancato trasferimento a Oria dei dipendenti Ivass attualmente incaricati di tenere il Rui rischia di causare una "perdita di know-how e competenze".
Insomma: secondo l'Aiba,“la strada degli organismi di microvigilanza è stata già seguita in Italia per gli intermediari finanziari, ma non esiste prova concreta sulla loro reale efficienza. Si tratta di un modello che non ha eguali in Europa, dove di norma le autorità sui comportamenti si occupano di scrivere le regole e vigilarle per tutti gli operatori di settore, vale a dire compagnie e intermediari”.
Dubbi organizzativi. Perplessità anche sugli aspetti organizzativi, specialmente sulle modalità di selezione e i poteri dei membri del comitato dei promotori. Ma anche sulla ripartizione delle spese per, che ricadrebbero sulle associazioni di categoria.
“Il sistema di finanziamento delineato dallo schema di provvedimento è in eccesso di delega rispetto alla norma primaria", afferma l'Aiba; "inoltre, dal punto di vista pratico, ricadendo sulle associazioni aderenti all’Oria, costringe queste ultime a richiedere un aumento dei contributi ai loro associati. Così facendo, la norma disincentiva gli intermediari ad iscriversi alle associazioni. I non aderenti, infatti, beneficerebbero comunque del servizio del Rui, senza sostenere i maggiori costi (aumento della quota annuale d’iscrizione o riduzione dei i servizi)" richiesti agli associati a causa dell'Oria.