30/06/2020 IMPRESE A RISCHIO: IL RUOLO DEL MONDO ASSICURATIVO
Il coronavirus ha prodotto la "prima grande crisi di sostenibilità", che ha reso la gestione del rischio "centrale nelle strategie di sistema". Lo ha affermato Enea Dallaglio, partner di Mbs Consulting e di Innovation Team, nel corso della parte pubblica dell'assemblea Aiba, che si è tenuta stamattina in streaming. In questa situazione – ha proseguito - il mondo assicurativo potrà giocare un ruolo importante nel prossimo futuro.
Certo è che il mondo della polizza questo ruolo dovrà costruirselo e ritagliarselo partendo, almeno in alcuni ambiti, da un prato verde, dato che la società italiana è notoriamente sottoassicurata. Una caratteristica quasi congenita che è stata più volte sottolineata in questi ultimi mesi. Prendiamo il problema dell'interruzione dell'attività: secondo uno studio realizzato da Cerved su incarico di Aiba, presentato dallo stesso Dallaglio nel corso della diretta, in Italia solo il 3% delle Pmi è assicurato in modo specifico contro questa eventualità.
Eppure un’azienda su sei pensa che persino la sua sopravvivenza sia a rischio, mentre il 78% è convinto che le conseguenze dell'emergenza-Covid saranno significative. Soprattutto per le piccole aziendedi quei settori che "stanno pagando più di altri, trasporti, automotive, turismo, ricettività, ma anche la meccanica avanzata".
Tutto questo mentre nessuno è esente da pericoli: questa crisi, "non è dipendente dalla finanza e quindi colpito imprese altamente produttive, divenute a rischio", ha affermato Dallaglio. Un gruppo, quelle delle aziende vulnerabili, che era del 39,6% prima dell'emergenza e potrebbe aumentare, a fine anno, fino al 51% o al 57%.
La "via italiana" al nuovo welfare
Nessuno si senta escluso, sembra di capire. E non solo per i rischi di business interruption: il Covid ha infatti coinvolto anche altri comparti, come "Rc professionale, perdita da lavoro, infortuni", ha ricordato Maria Bianca Farina, presidente dell'Ania. Un cambiamento su più fronti, in cui la Confindustria assicurativa ha voluto vederci più chiaro, per delineare le coperture del domani. Anzi, dell'oggi, dato che il domani lo stiamo già vivendo.
A questo proposito, l'associazione ha avviato uno studio che si propone di identificare i pericoli a cui sono esposti i nostri contemporanei e definire in che modo il settore potrà "calcolare la probabilità del rischio ed essere competitivo come premi".
La ricerca, soprattutto nell'ambito delle polizze sanitarie, confronterà vari esempi di collaborazione pubblico-privato in Europa. Ma che vuole poi trovare una soluzione originale. "Valutiamo vari schemi, ma stiamo cercando la via italiana a questo rischio", ha precisato la presidente dell'Ania. "Il nostro welfare è molto diverso da quello degli altri paesi, e dovremo tenerne conto".
Lo studio si concluderà entro fine settembre: "la nostra speranza è che definisca una soluzione assicurativa adeguata per integrare gli interventi pubblici". E che, ovviamente, l'Italia colmi, almeno in parte, il gap che lo separa dal resto d'Europa: Riccardo Cesari, consigliere dell'Ivass, ha mostrato che la penetrazione delle assicurazioni sul mercato italiano (raccolta premi sul Pil) che è del 5,8% nel vita e dell'1,9% nei danni, "ampiamente sotto la metà della media internazionale"
E non è l'unica lacuna, Perché, ha ricordato Cesari, "c'è anche un gap conoscitivo sul lato della domanda e forse su alcune fasce di operatori". E sicuramente c'è bisogno di consulenza, perché il mercato "non è sempre trasparente", e i consumatori sono quindi "disorientati".
Trasparenza cercasi
Già, la trasparenza. Che è uno dei cavalli di battaglia per Luca Franzi de Luca, presidente dell'Aiba. "Uno dei grandissimi problemi che abbiamo è la difficilissima intellegibilità dei contratti. Ho una lunga esperienza nel mondo assicurativo, ma persino io, in alcuni casi, faccio ancora fatica a comprendere i termini di operatività di alcune polizze. Troppi richiami: impossibile capirne qualcosa per i non addetti ai lavori". E, come visto, qualche volta persino per gli operatori di lungo corso.
Insomma: tutti devono fare la loro parte. Le compagnie, semplificando e identificando i nuovi rischi, quelli emergenti e la mutazione dei vecchi. Gli intermediari, rilanciando il loro ruolo di consulenti. E le imprese, prendendo coscienza dei pericoli a cui sono esposti e reagendo di conseguenza. Anche mediante le opportune coperture assicurative. Ha concluso Franzi: “Se l’accresciuta percezione di vulnerabilità maturata nel critico contesto attuale si trasformerà in una maggiore propensione alla spesa per la tutela assicurativa dipenderà anche dal livello di cultura del rischio che le imprese saranno in grado di sviluppare".
Nella foto, una fase dell'assemblea Aiba