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  • Claudio Demozzi

18/10/2019 CENTENARIO SNA, A RIMINI IL CONGRESSO "DI FESTA E DI LOTTA"

Sna compie 100 anni. E li festeggia con il suo 52esimo congresso, aperto ieri a Rimini con la parte istituzionale e che prosegue oggi con una giornata dedicata a dibattito, confronti, interventi di ospiti (tra questi, il discorso del presidente Ania Maria Bianca Farina) e alla cena di gala.

L'assemblea ordinaria è stata aperta ieri con la relazione del presidente Claudio Demozzi (nella foto). Che ha subito dettato la linea dei lavori: va bene la festa, va bene rievocare il centenario - su cui, tra l'altro, il leader si è soffermato a lungo, scandendo le tappe più importanti della sua storia, dalla nascita di Ana alla sua ridenominazione in Sna e conseguente trasformazione in sindacato – ma l'appuntamento di Rimini non è un evento rituale. Al contrario, dice Demozzi, "è un congresso di lotta, che celebriamo nel pieno di una fase cruciale" per la categoria. Secondo il leader sindacale, questo è un momento storico in cui "il contesto internazionale, la confusa e parzialmente sregolata globalizzazione dell’economia e dei mercati e la diffusa e spesso superficiale omologazione delle idee e delle strategie aziendali rischiano di mettere in gioco tutta la nostra storia, la nostra figura professionale in quanto tale e le nostre specifiche prerogative normative, operative, organizzative e reddituali".

 

L'accordo Ana

Al centro delle rivendicazioni l'accordo Ana del 2003, fermo per tanti anni e su cui qualcosa inizia a muoversi: lo scorso 30 settembre, le parti sociali si sono riunite alla sede romana dell'Ania, salutandosi con la decisione di calendarizzare successivi incontri. E già questa è una notizia: le trattative andranno avanti.

Ma il presidente dello Sna, a proposito di questo, detta le sue condizioni. "I diritti attualmente garantiti agli agenti non possono che essere rinegoziati in bonis. Escludiamo qualsiasi rinnovo al ribasso". E ancora: "La contrattazione aziendale, che si svolgerà a cura dei gruppi agenti, dovrà necessariamente partire di qui", bloccando eventuali "passaggi in pejus, come: l’apposizione di condizioni per l’erogazione delle indennità di fine rapporto agenziale, la liberalizzazione automatica del portafoglio con disconoscimento di qualsiasi indennità o con riconoscimento di indennità in misura ridotta, patti di fedeltà o di esclusiva che incidono sull’ammontare di provvigioni, rappel o indennità Ana, riduzione dei termini di preavviso per il recesso, aggravamento di vincoli e obblighi in materia di cauzione o tenuta del conto corrente separato agenziale".

 

Leader nei danni

Secondo il presidente Sna, l'atteggiamento delle mandanti non è solo una questione di tiro alla fune su provvigioni o conquiste già acquisite, ma piuttosto un problema che sta alla base. "Alcune grandi imprese", dice infatti Demozzi, "considerano ormai gli agenti alla stregua di un male necessario".

Necessario perché "rimaniamo centrali, più o meno in tutti i rami danni", dove la quota di mercato si attesta sul "75,3%". In particolare, gli agenti conservano oltre il 94% dei premi Rc veicoli marittimi, l’85,1% dei premi Rc auto, l’80,3% dei premi Rc generale, il 79,9% dei premi cauzioni ed il 79,2% dei premi altri danni ai beni".

Non si può fare a meno degli agenti, sembra suggerire Demozzi. Ma, aggiunge, alcune compagnie vedono l'intermediario professionale come "uno dei tanti costi della produzione e come tale trattato. Se compri un macchinario nuovo e butti quello vecchio, migliori l’efficienza, sei più competitivo, produci più utile. Così se ti liberi di un agente anziano e ingaggi un giovane a provvigioni più basse, rivalsa proporzionalmente più alta e spesso impoverito nei suoi diritti, spendi di meno, aumenti la resa di quel portafoglio, accresci l’utile".

Tutto questo mentre, sottolinea Demozzi, "il 2018 si è concluso, come i precedenti, con risultati straordinari in termini di utili, per le imprese assicurative che operano in Italia". Risultati che si appaiano agli "ingaggi multimilionari" dei manager. "Tanta ricchezza", tuona Demozzi, "eppure i margini provvigionali degli agenti e così la redditività dell’intera filiera produttiva delle assicurazioni sono di anno in anno impoveriti". Senza che, prosegue il leader sindacale, da parte delle grandi compagnie ci sia "alcuna intenzione concreta di promuovere: la diffusione dei benefici dell’impresa, la valorizzazione del capitale umano, la trasformazione del mercato in un luogo di confronto e di crescita più aperto e trasparente", né "alcun progetto di democratizzazione dell’impresa" e di una "più equa ripartizione degli utili conseguiti".

 

Gli altri dossier

Oltre all'Ana, sono di stretta attualità il problema della "titolarità autonoma del trattamento dei dati dei nostri clienti, che secondo molti sono il petrolio di domani; la proprietà delle nostre banche dati; la maggiorazione delle tabelle provvigionali di mandato", con un netto rifiuto dei "sistemi premianti legati agli andamenti tecnici della compagnia, che sono elementi di esclusiva competenza di quest’ultima".

Infine, l'interruzione dei rapporti di mandato: "non è ammissibile che un agente venga revocato con una pec, dopo decenni di onorato servizio, dopo aver costruito – con mille sacrifici - un portafoglio agenziale e un consolidato rapporto con la clientela". Prosegue il numero uno dello Sna: "appaiono ancora meno accettabili le revoche motivate dalla scarsa produzione, cioè da un incremento del portafoglio agenziale considerato, dall’impresa, non sufficientemente significativo. Tanto più in un mercato in cui le compagnie hanno perso, negli ultimi dieci anni, più del 12% della raccolta premi rami danni".