15/01/2024 RISCHI REPUTAZIONALI: SALGONO I PERICOLI, SCENDE L'ATTENZIONE
Nel 2023 la reputazione ha rappresentato il terzo rischio più importante per le grandi aziende ed è stato evidenziato dal 26% di queste imprese, contro il 18% del 2021. Mentre il 95% ha un budget specifico per gestire le crisi di immagine e tre aziende su cinque hanno formato un team dedicato alla gestione delle crisi legate a questi imprevisti (+50% rispetto al 2021).
Lo afferma il Reputational Risk Readiness Report 2023 di Wtw, che ha interpellato multinazionali di 20 paesi del mondo, appartenenti a vari settori (retail, manifattura, leisure, trasporti e terzo settore - organizzazioni non governative) attraverso interviste a 375 risk manager.
Cala l'impegno. In molti casi, l'attenzione delle aziende diminuisce. Solo il 10%, per esempio, si confronta mensilmente con gli stakeholder in materia di reputazione (era il 37% nel 2021), e il 14% ha associato agli indicatori chiave di prestazione a livello di cda un processo di governance per questi tipi di rischi (anche qui in calo rispetto al 2021, anno in cui la percentuale era del 23%).
Inoltre, mentre due anni fa il 23% dei risk manager aveva definito molto buona la propria resilienza alle crisi reputazionali, ora la percentuale è scesa al 13%.
Rischio finanziario. Da questi risultati, emerge che le aziende hanno meno capacità di gestione del rischio reputazionale. Anche se questo pericolo viene considerato sempre più spesso un rischio finanziario, per l'esigenza, da parte delle aziende, di fornire a partner commerciali, clienti, autorità di regolamentazione, investitori e finanziatori il proprio posizionamento nell'Esg.
Pericoli e opportunità. “Il reputation management sta cambiando", dice Piergiorgio Vella, associate director risk & analytics – luxury di Wtw.
"Le aziende più mature e meglio preparate a gestire eventuali situazioni di crisi sono quelle in grado di comprendere e prevedere quando una criticità rischia di evolvere in un danno reputazionale. Sono inoltre quelle che comprendono a fondo i potenziali impatti strategici e finanziari di questi incidenti, considerando anche il contesto dei parametri Esg e dei social media in continua evoluzione. I consigli di amministrazione", prosegue, "dovrebbero confrontarsi regolarmente sui rischi reputazionali, valutando in modo proattivo non solo le minacce, ma anche le opportunità che possono derivare da una crisi, da cui è infatti possibile uscire in modo ancora più positivo”.
Luci e ombre. “A prima vista, risultati del nostro studio sembrano affermare che le aziende stanno facendo dei passi indietro, ma la realtà è molto più sfumata”, aggiunge Alessandra Capua, responsabile fine art, jewellery & high-value logistics di Wtw.
“Con il crescere della rilevanza dei parametri Esg, soprattutto sui social media, le aziende hanno iniziato a valutare il rischio reputazionale in modo più attento. Questo le ha spinte a considerare la reputazione come un rischio finanziario e non solo come un problema di immagine, e le ha portate ad aumentare i budget per affrontare questo tipo di crisi. Allo stesso tempo, però, cresce la preoccupazione per i potenziali contraccolpi sui social media, che potrebbero far perdere numerose opportunità di business. E' dunque necessario un nuovo approccio a questo tema e le aziende se ne stanno rendendo conto”.