31/03/2014 L'AIBA CHIEDE ALLE BANCHE UN CONFRONTO SULLA STRETTA CREDITIZIA
La protezione assicurativa per proteggere le imprese dalla stretta creditizia: l'Aiba (Associazione italiana dei broker di assicurazioni), è pronta ad avviare con il sistema bancario un dialogo sul credit crunch. Il tema è stato al centro del convegno nazionale Brokers e piccole e medie imprese - La protezione assicurativa come fattore di sviluppo , organizzato nei giorni scorsi a Milano dall'Aiba. 'E la principale minaccia alla sostenibilità delle piccole e medie imprese', ha affermato il presidente dell'Aiba, Carlo Marietti Andreani, 'ed è urgente avviare una riflessione per individuare strumenti di attenuazione delle politiche di riduzione dell'offerta di credito. Sarebbe auspicabile un confronto con il sistema bancario, per identificare un modello in grado di valorizzare l'investimento in tutela assicurativa delle imprese, garantendo loro condizioni di accesso al credito più favorevoli'.'La ricerca Aiba sulle Pmi. Negli ultimi tre mesi, secondo uno studio realizzato da Aiba in collaborazione con Innovation Team e presentato nel corso del convegno, il 17,2% delle piccole imprese e il 12,3% delle medie non hanno ottenuto il finanziamento richiesto a banche o società finanziarie (la percentuale si riduce al 7,6% per le grandi imprese).'Le imprese italiane presentano un'eccessiva dipendenza dal finanziamento bancario, che incide per il 70%, una percentuale molto più elevata rispetto agli altri Paesi industrializzati. In Italia è molto più alta anche la leva finanziaria, cioè il rapporto tra l'ammontare dell'indebitamento e il valore del patrimonio netto delle imprese. La ricerca Aiba evidenzia anche la pesante sotto-assicurazione delle Pmi italiane: il 14% non sono assicurate contro gli incendi, addirittura il 31% non si proteggono dai furti. Non più del 28% si tutelano dai rischi tecnologici, il 23% non hanno coperture di rc prodotti, ancora meno hanno sottoscritto polizze credito e cauzioni (il 15%) e coperture inquinamento (12%); addirittura soltanto il 3% si assicura contro le interruzioni di attività. Lo scarso utilizzo dello strumento assicurativo, erroneamente considerato come un semplice costo, conferma il quadro complessivo di estrema fragilità del sistema produttivo italiano che emerge dallo studio. Secondo l'Aiba, è necessario trasformare in positivo la percezione che le imprese hanno delle protezioni assicurative: da semplice costo a investimento che diventa concretamente proficuo quando i rating bancari premiano le aziende maggiormente tutelate. Proprio grazie alle coperture, infatti, le imprese risultano più affidabili rispetto agli impegni che assumono con gli istituti di credito.Broker e Pmi. 'La scarsa propensione alla protezione delle aziende da una parte, e la rigidità dell'offerta delle compagnie dall'altra', ha sottolineato il presidente dell'Aiba, 'possono trovare un contemperamento nel broker assicurativo: che, grazie alla sua posizione di indipendenza e 'terzietà', è in grado di individuare il punto di corretto equilibrio tra esigenze di garanzia e sostenibilità finanziaria'. Alle piccole e medie imprese il broker fornisce una consulenza sostanziale, colmando la carenza di know-how assicurativo dovuta alle dimensioni aziendali che non consentono la presenza in organico di figure specializzate.'Negli ultimi anni la consapevolezza dei piccoli imprenditori italiani è notevolmente cresciuta, tanto che i broker sono progressivamente entrati in questo settore di business, dove oggi detengono una quota di mercato superiore al 41%. Secondo l'indagine Aiba, il 93% dei broker lavora attualmente con almeno quattro Pmi, e il 47,6% con almeno sei. L'assunzione diretta del rischio con le compagnie (49,4%) riguarda soprattutto le realtà più grandi e del Nord-Italia, mentre la maggioranza degli affari (50,6%) viene appoggiata dai broker sugli agenti. In un orizzonte temporale di tre anni, sono le medie imprese ad avere le prospettive di crescita migliori per il mercato assicurativo, grazie alla loro maggiore capacità competitiva internazionale e a una discreta propensione all'innovazione. I settori con le maggiori opportunità di sviluppo sono: agricoltura; chimica e farmaceutica; elettronica; attività professionali e servizi. Le collaborazioni fra intermediari aprono nuove possibilità di business. Nell'ultimo anno il 69,6% dei broker ha avviato forme di cooperazione con altri intermediari: il 72% con agenti; il 52,6% con broker tradizionali; il 38,8% con broker grossisti; il 2,5% con intermediari in regime di libera prestazione di servizi. Secondo la ricerca, le aziende italiane sono sempre più aperte ai mercati internazionali. Le piccole e medie imprese registrano nel 2013 un saldo commerciale positivo di import-export soprattutto grazie all'aumento della quota di esportazioni verso i paesi extra-Unione europea.
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