08/04/2019 IL RISVEGLIO DELLE POLIZZE DORMIENTI, ATTO SECONDO
Con un comunicato diffuso pochi giorni fa, l’Ivass ha reso noto che l’operazione polizze dormienti ha registrato un secondo importante atto. Come si ricorderà, a settembre dello scorso anno l’Authority italiana di vigilanza sul mercato assicurativo aveva reso noto di aver acceso un faro su questo particolare fenomeno, legato a quelle polizze che non sono state riscosse dai beneficiari e giacciono presso le compagnie assicurative con la spada di Damocle di cadere in prescrizione per, poi, essere devolute al Fondo rapporti dormienti istituito presso la Consap.
Per rendersi conto della consistenza del fenomeno, in questa seconda fase l’indagine aveva preso in considerazione le 900mila polizze su cui le compagnie alla fine dello scorso maggio dovevano ancora effettuare i relativi accertamenti.
Nella prima fase, attraverso l’incrocio tra i codici fiscali degli assicurati e i dati sui decessi presso l’Anagrafe tributaria dei residenti si era avuto il risveglio di oltre 187mila polizze dormienti, per un importo complessivo di 3,5 miliardi di euro. Ora con questa seconda tornata si è avuto il risveglio di altre 21.370 contratti, per complessivi 335 milioni di euro. Più precisamente si è trattato di 10.972 polizze di risparmio giunte a scadenza e di 10.398 relative ad assicurati deceduti. Di questo secondo gruppo, poco più del 41% aveva la forma di coperture a vita intera, ossia con risoluzione possibile tramite il riscatto o il decesso dell’assicurato.
In buona sostanza per la stragrande maggioranza delle 900mila polizze cui si faceva prima riferimento (il 96%), si è accertato che non ricorrevano le condizioni per il pagamento ai beneficiari: o per l’esistenza in vita dell’assicurato alla scadenza, o per la volontà del contraente di interrompere il pagamento dei premi.
Alla fine di questa seconda tornata restano ancora da verificare circa 13mila polizze per le quali si renderà necessario un supplemento d’indagine per fare definitiva chiarezza. Un altro aspetto importante di questa fase dell’indagine ha riguardato l’individuazione da parte dell’Ivass di 436 polizze, per un importo complessivo di 7 milioni di euro, relative ad assicurati deceduti tra l’ottobre del 2007 e l’ottobre del 2010. In questo caso si trattava di polizze per le quali, essendo sopraggiunti i termini di prescrizione, i relativi importi dovranno essere versati dalle compagnie al Fondo rapporti dormienti.
L’azione dell’Authority per ridurre la persistenza e l’ampiezza di questo fenomeno, nel segno di una maggiore trasparenza del mercato e di un più corretto equilibrio tra consumatori e compagnie, non si ferma comunque qui. E’ già stata preannunciata, infatti, una nuova fase di accertamenti, i cui esiti si dovrebbero conoscere a maggio prossimo, relative a polizze vita con scadenza contrattuale tra il 2001 e il 2006, nonché ad altre scadute nel 2017.
Inoltre, si è proceduto per la prima volta a verifiche sulle 70 compagnie estere operanti in Italia per avere una fotografia aggiornata del loro portafoglio di polizze vita. In questo caso l’accertamento ha riguardato un periodo di tempo più ampio (2001/2017); i risultati, comunicati dalle compagnie alla fine dello scorso febbraio, saranno resi noti al completamento della loro lavorazione.
Commentando questi dati, Elena Bellizzi, Capo del Servizio tutela del consumatore dell’Ivass, ha espresso soddisfazione per i passi avanti compiuti nel far luce su questo fenomeno delle polizze dormienti, ma ha anche sottolineato un aspetto che inciderà in modo non banale sull’operatività futura del mercato assicurativo italiano. Infatti, ”accogliendo il Parlamento una nostra proposta normativa”, spiega Bellizzi, “il legislatore ha previsto che dal 2019 le imprese di assicurazione sulla vita operanti in Italia, sia italiane sia estere, devono verificare entro il mese di dicembre di ogni anno l’esistenza in vita dei propri assicurati consultando i dati sui decessi nell’Anagrafe tributaria dei residenti”. Oltre a questo tipo di accertamento, è stato disposto che le compagnie si attivino per la liquidazione degli importi previsti in polizza e anche per la ricerca del beneficiario, qualora non sia espressamente indicato nella polizza, entro la fine del primo trimestre dell’anno successivo.
Una misura normativa, dunque, che va nella direzione di un’auspicabile crescita di civiltà finanziaria del Paese, voltando decisamente pagina rispetto a un passato di cui certamente c’era ben poco da essere orgogliosi!
Filippo Cucuccio
Direttore generale Anspc (Associazione nazionale per lo studio dei problemi del credito)