24/03/2017 ANIA: NEL 2016 DECISA FRENATA DEL COMPARTO VITA, RC AUTO ANCORA IN CALO
Nel 2016 il mercato italiano ha accusato una decisa frenata, soprattutto a causa del forte calo dei rami vita. In base ai dati provvisori elaborati dall’Ania (nella foto la presidente Maria Bianca Farina), nel 2016 la raccolta complessiva dei premi delle imprese di assicurazione nazionali e delle rappresentanze per l’Italia d’imprese extra europee ha superato i 134 miliardi con un calo, in termini omogenei, dell’8,8% rispetto al 2015. A questa diminuzione ha contribuito la contrazione sia dei premi vita (-11%), sia di quelli danni (-1%). L’incidenza dei premi totali sul Prodotto interno lordo è pertanto diminuita, passando dall’8,9% nel 2015 all’8% nel 2016.
Rami vita. Con riferimento alle sole imprese nazionali e alle rappresentanze d’imprese extra europee, nel 2016 la raccolta premi nei rami vita è stata pari a 102 miliardi di euro, in diminuzione dell’11% rispetto al 2015; si tratta della prima contrazione dei premi dopo tre anni di continua crescita: +22% nel 2013, +30% nel 2014 e +4% nel 2015.
Nel 2016, la diminuzione più rilevante della raccolta (-25%) si è riscontrata per i prodotti linked, che hanno registrato un volume di affari pari a circa 24 miliardi, quasi esclusivamente rappresentati da polizze unit linked. In diminuzione del 5,4% anche i premi del ramo vita umana, in linea con il calo già registrato nel 2015 (-5,7%); queste ultime si sono confermate, comunque, la scelta primaria da parte dei risparmiatori, riuscendo a calamitare oltre i due terzi dell’intera raccolta vita (per un volume di quasi 74 miliardi). In diminuzione sono risultati anche i premi del ramo capitalizzazione che, con una raccolta di 2,7 miliardi, si riducono del 21,8%. I due restanti rami, malattia (79 milioni) e fondi pensione (1,8 miliardi), infine, hanno registrato, in controtendenza con gli altri comparti, una crescita rispettivamente del 7,9% e del 6,9%. L’incidenza della raccolta vita sul Pil è diminuita, passando dal 7% nel 2015 al 6,1% nel 2016.
Rami danni. Nel 2016 la raccolta premi danni delle imprese nazionali ed extra-europee è stata pari a 32 miliardi di euro, in calo dell’1% rispetto al 2015. La dinamica è il risultato di una diminuzione nel settore auto, - 3,8%, e un aumento negli altri rami, + 2%. Nel comparto auto si è registrata una diminuzione del 5,6% nella rc auto e una crescita del 6,5% nel ramo corpi veicoli terrestri. Per la rc auto si tratta della quinta variazione negativa consecutiva: dal 2011 al 2016 i premi sono diminuiti di circa il 25% e il volume premi del 2016 (pari a 13,5 miliardi) è tornato ai livelli della fine degli anni Novanta.
Diversi fattori hanno contribuito al complessivo calo del volume premi rc auto, peraltro, in presenza di un parco di veicoli assicurati che è rimasto sostanzialmente invariato. Tra i più rilevanti è importante menzionare:
1) la diminuzione del numero dei sinistri (effetto a sua volta sia delle difficili condizioni economiche del paese, che hanno portato a un significativo calo dell’utilizzo dei mezzi privati sia dell’introduzione, nella primavera del 2012, della legge sui danni fisici lievi, che ha avuto effetti molto positivi sulla riduzione dei sinistri fraudolenti);
2) l’uso progressivo e sempre più diffuso dei prodotti assicurativi legati a device telematici, che hanno avuto un ruolo determinante nel ridurre i premi degli assicurati virtuosi che hanno accettato il monitoraggio del proprio stile di guida;
3) la forte e crescente competizione fra le imprese, che hanno potuto beneficiare della riduzione di sinistrosità e, quindi, di un miglioramento dei conti tecnici.
Gli altri rami danni sono stati positivamente influenzati dal recupero del ciclo economico generale; l’incidenza sul totale premi del comparto è salita dal 47,9% del 2015 al 49,4% del 2016, mentre quella del settore auto è diminuita dal 52,1% al 50,6%. Dopo il settore auto, i rami più rappresentativi rimangono infortuni (9,4%), rc generale (9,1%) e altri danni ai beni (8,6%). Nel 2016, l’incidenza della raccolta danni sul Pil è stata pari all’1,9%, come nell’anno precedente.