04/06/2018 I VERTICI GENERALI SMENTISCONO LE VOCI DI UN ACCORDO CON POSTE
Generali Italia conferma che allo stato non vi è alcuno specifico accordo con Poste Italiane. La lettera di risposta dei vertici della compagnia al Gruppo agenti Generali Italia è stata al centro della discussione del Consiglio direttivo del Ga-Gi, che si è riunito a Riccione il 31 maggio e 1 giugno. La lettera firmata dal Group ceo della compagnia Philippe Donnet e dall’Amministratore delegato e country manager Marco Sesana fa seguito a quella che i rappresentanti degli agenti avevano inviato agli stessi vertici per avere delucidazioni, in seguito alle notizie pubblicate sulla stampa generalista in merito a trattative in corso tra la compagnia triestina e Poste Italiane per siglare una partnership nella rc auto e negli altri rami danni.
Nella loro lettera i rappresentanti degli agenti chiedevano rassicurazioni affinché tali trattative non portassero la compagnia a cambiare la propria linea sul fronte distributivo, che vede gli agenti come il principale canale di diffusione dei prodotti assicurativi e i partner preferiti. “Vi confermiamo che non è intenzione della Compagnia disattendere accordi in essere né snaturare il ruolo centrale che abbiamo riservato agli agenti, proprio in funzione del valore rappresentato dalla vostra professionalità e competenza consulenziale”, si legge nella lettera firmata da firma dei vertici di Generali Italia, continua sottolineando che “qualora il dialogo con Poste Italiane dovesse sfociare in un accordo sarà premura e compito della compagnia avviare i canali principali di comunicazione con gli agenti”.
“Per quanto ci riguarda, ribadisco che per il momento l’importante è avere avuto le rassicurazioni che avevamo chiesto, ma ovviamente questo non ci esime dal continuare a vigilare e monitorare la situazione e le evoluzioni future”, dichiara Vincenzo Cirasola, presidente del Gruppo Agenti Generali Italia, “se non sarà Generali a operare con Poste Italiane saranno altri concorrenti, magari esteri. In ogni modo vorrei capire se ci sono i presupposti per una restrizione della concorrenza per posizione dominante. Ma, a prescindere dall’aspetto giuridico, non è politicamente corretto che le Poste usino sportelli pagati con i soldi pubblici per fare concorrenza ai privati su un mercato di domanda, obbligatorio per legge, come la rc auto”.